Monreale, 7 giugno 2018 – Tra gli indagati dell’inchiesta del cimitero degli orrori di San Martino delle Scale spunta anche il nome di un prete. È quello di Michele Musumeci. Il sacerdote, arrivato al monastero dei Benedettini di San Martino in seguito alla morte dell’Abbate Leonarda, rimase nella frazione montana di Monreale fino alla nomina di Alberto Paluzzi.
Su Musumeci, originario di Aci Castello, pesano le accuse da parte della Procura di Palermo di estorsione aggravata. Al prete sessantaquattrenne, in particolare, sarebbe posto in contestazione un episodio che lo vedrebbe protagonista assieme a Giovanni Messina, definito dai pm il dominus dell’associazione criminale che aveva preso in gestione in modo abusivo il cimitero di San Martino delle Scale. Il prete non è coinvolto nella gestione diretta del cimitero. Non è accusato di aver violato tombe, spostato salme o distrutto resti umani come gli altri sodali dell’organizzazione. Musumeci è indagato perché, secondo i pm, avrebbe concorso, insieme a Giovanni Messina, ad una richiesta di somme di denaro nei confronti di una signora. Quest’ultima se non avesse corrisposto una somma di denaro, avrebbe perso la disponibilità di uno dei loculi murari, essendo l’altro già occupato dalla salma di un defunto parente. Non sarebbe stata concessa la tumulazione di salme di qualche familiare se non dietro il pagamento della somma di 5.000 euro, quale prezzo imposto dal rinnovo della scrittura privata. Il prezzo venne poi ridimensionato a 1.600 euro che la signora versò, sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori, in due soluzioni, la prima in contanti nelle mani dell’allora Parroco Michele Musumeci e la seconda sempre in contanti nelle mani di Giovanni Messina. Emblematica, secondo i pm, è una frase attribuita a don Michele: «Anche il signor Messina deve mangiare!».
La posizione di Musumeci è comunque ancora da approfondire per gli inquirenti. Su di lui sarebbero ancora pochi gli indizi raccolti che reggono l’ipotesi del concorso esterno all’associazione che gestiva il camposanto. Al sacerdote non è stata applicata alcuna misura cautelare. Rimane al momento indagato insieme ad altre sette persone, oltre alle altre cinque a cui sono state applicate misure di custodia cautelare in carcere e divieti di dimora nel comune di Monreale.
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