Monreale, 26 novembre 2016 – Il viandante, il pellegrino che giungeva nella piazza di Monreale stupito da tanta maestosa bellezza, innalzava, anche inconsapevole, il suo “vedere” verso la Cattedrale e lasciava risalire lo sguardo fin lassù scalando le pietre calcaree per giungere in cima alla torre.
Le torri, costruzioni difensive munite di feritoie che si protendono verso il cielo, proteggevano dagli attacchi dei nemici le città e i popoli. Oggi 26 Novembre 2016 qual’è il motivo per il quale dovremmo soffermarci ancora sul significato che ha una torre, le nostre città notevolmente mutate oramai ne sono sprovviste. Ma se riflettiamo, nonostante il trascorrere dei secoli il carattere peculiare del suo esistere rimane immutato, la torre dell’orologio che si staglia regale sulla piazza Guglielmo II continua a erigersi a simbolo di difesa.
Don Nicola Gaglio, arciprete della Cattedrale di Monreale mi invita a salire. Tutto ha il sapore della metafora, la torre, gli alti gradoni, le feritoie e soprattutto il ricco tesoro custodito su in cima.
E si, la torre ancora è il baluardo di difesa, custodisce la storia, la tradizione, la bellezza per non lasciarla dispersa tra la polvere ed il degrado. Seguo con fatica il passo veloce di don Gaglio ma la fatica per la salita degli alti gradini è assimilabile alla sofferenza di chi non si sofferma per l’intera esistenza a guardare basso, man mano si sale e il desiderio di non fermarsi aumenta. La sorpresa in cima è grande. Per volere di Sua Eccellenza Monsignor Michele Pennisi la torre dell’orologio torna a splendere, la piccionaia piena di escrementi è oggi un luogo per l’anima. Don Gaglio è fiero del lavoro fatto, mi mostra i testi strappati ad una sorte di distruzione e oggi restaurati con dovizia dalla Scuola dei monaci benedettini di S. Martino delle Scale. Monreale possiede nei suoi archivi antichi manoscritti provenienti dall’abbazia benedettina di Cava dei Tirreni e per secoli rimane uno dei centri culturali in cui fiorivano studi letterari e filosofici. L’archivio custodito ed esposto in questa speciale occasione, “Storia di libri tra Palermo e Monreale”, non mostra al pubblico testi benedettini ma l’archivio appartenente alla parrocchia del Duomo prima di essere smembrata in tre parrocchie (S. Francesco, Carmine e Cattedrale). L’importanza di questo archivio è stata riconosciuta anche dalla Sovraintendenza Archivistica per la Sicilia. Nel Gennaio 1989 è stato portato a termine l’ordinamento dei registri di anagrafe col contributo del Ministero dei Beni Culturali. I documenti possono essere divisi in due ordini generali: 1) Documenti propri dell’Ente; 2) Documentazione estranea all’Ente, di carattere eterogeneo, interessanti per le tradizioni culturali locali.
Incontro Sua Eccellenza Monsignor Pennisi e mi complimento per l’eccellente lavoro di ristrutturazione, voluto da lui in prima persona. Chiedo, dinanzi ai preziosi documenti, quale sia il messaggio che oggi la Chiesa invia al mondo tutelando la bellezza dei beni artistici e culturali.
Monsignor Pennisi risponde che il suo profondo interesse per la tutela dei documenti nasce dall’esperienza decennale come Presidente dei Bibliotecari ecclesiastici italiani, lavoro che lo ha affascinato. Attraverso i documenti, continua l’Alto Prelato, è possibile ricostruire la storia dei popoli, non solo quella della Chiesa ma la storia civile, le tradizioni, i culti. Dalle mappe e dalle descrizioni è possibile conoscere le originarie strutture dei monumenti, la dislocazione degli arredi, le opere pittoriche esistenti. La bellezza non svanisce, non passa e chi la tutela la restituisce integra alle generazioni future, è questo il compito della Chiesa. L’archivio della Cattedrale custodisce la storia ecclesiastica e civile della Sicilia (il Vescovo fino al 1812 era il detentore anche del potere civile e penale).
Molti documenti della Cattedrale furono tradotti nel 1941, durante la guerra, presso l’Archivio di Stato. Sarebbe auspicabile l’avvio di un progetto di digitalizzazione per poter disporre in maniera integrale della copiosa produzione custodita negli Archivi. Monsignor Pennisi conclude dicendo che l’Archivio della Cattedrale è stato riconosciuto dall’Unesco per l’importante documentazione storica in esso contenuta.
Spiegare con le parole la bellezza e la preziosità di questi reperti è impensabile. Invitiamo i cultori del “Bello” a visitare l’esposizione e siamo grati a Don Nicola e all’Arcivescovo Pennisi per aver restituito alla Città di Monreale un altro tassello del “grande mosaico” facendosi custodi, torri che difendono la storia, l’identità, la memoria cristiana e la donano intatta ai posteri.

Latest posts by Maria Sapienza (see all)
- La festa del nostro paese che commuove, incanta e rende noi un popolo coeso - 5 maggio 2018
- La poesia è ancora un mezzo che sa parlare al cuore e agli occhi dell’uomo - 21 marzo 2018
- Elezioni del 4 marzo. Un voto sempre più di protesta - 26 febbraio 2018